Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 8 settembre 2009

15. VOLTI DI LUNA - GLI ALUNNI CON DISABILITA' - Francesco Callegari




“La sua sola presenza fisica impone una montagna di ‘perché’. E quando si risponde a uno
qualsiasi di questi ‘perché’, il disabile fa un passo avanti, la scuola due”

VITO PIAZZA, Lettera a una professoressa 2

Il 31 di luglio eravamo in pochi in ufficio e la giornata si preannunciava calda e tranquilla. Non è stato così. A metà mattina, una mamma è venuta a trovarmi. E quando se n’è andata, dentro di me piangevo.


LA MADRE SPECIALE - ERMA BOMBECK
Vi è mai capitato di chiedervi come vengano scelte le madri di figli handicappati?
In qualche maniera riesco a raffigurarmi Dio che dà istruzioni agli angeli, che prendono nota in un registro gigantesco.
"Armstrong Beth, un figlio. Santo patrono Matteo".
"Forest Marjorie, una figlia. Santa patrona, Cecilia".
"Rutledge Carne, due gemelli. Santo patrono... diamo Gerardo. E' abituato alla scarsa religiosità".
A un certo punto, Dio passa un nome a un angelo e sorride: "A questa, diamole un figlio handicappato".
L'angelo è curioso. "Perché a questa qui, Dio? E' così felice".
"Esattamente", risponde Dio sorridendo. "Potrei mai dare un figlio handicappato a una donna che non conosce l'allegria? Sarebbe una cosa crudele".
"Ma ha pazienza?", chiede l'angelo.
"Non voglio che abbia troppa pazienza, altrimenti affogherà in un mare di autocommiserazione e pena. Una volta superati lo shock e il risentimento, di sicuro ce la farà".
"Ma, Signore, penso che quella donna non creda nemmeno in Te".
Dio sorride. "Non importa. Posso provvedere. Quella donna è perfetta. E' dotata del giusto egoismo".
L'angelo resta senza fiato. "Egoismo? E' una virtù?".
Dio annuisce. "Se non sarà capace di separarsi ogni tanto dal figlio, non sopravvivrà mai. Sì, ecco la donna cui darò la benedizione di un figlio meno che perfetto. Ancora non se ne rende conto, ma sarà da invidiare. Non darà mai per certa una parola. Non considererà mai che un passo sia un fatto comune. Quando il bambino dirà 'mamma' per la prima volta, lei sarà testimone di un miracolo e ne sarà consapevole. Quando descriverà un albero o un tramonto al suo bambino cieco, lo vedrà come poche persone sanno vedere le mie creazioni. Le consentirò di vedere chiaramente le cose che vedo io - ignoranza, crudeltà, pregiudizio - e le concederò di levarsi al di sopra di esse. Non sarà mai sola. Io sarò al suo fianco ogni minuto di ogni giorno della sua vita, poiché starà facendo il mio lavoro infallibilmente come se fosse al mio fianco".
"E per il santo patrono?", chiede l'angelo, tenendo la penna sollevata a mezz'aria. Dio sorride. "Basterà uno specchio".


Io non so se sia questo oppure un altro il modo in cui i bambini, e in particolare quelli con disabilità, vengono distribuiti sulla Terra. Credo però che le metafore ci aiutino a comprendere meglio le cose, ed è per questo che io le uso spesso. In questo caso, mi sembrano descritte bene le qualità, forse acquisite, delle mamme dei bambini con disabilità. E non solo delle mamme.
Quel giorno, la mamma di X è venuta a chiedermi il nulla osta per cambiare scuola. X è una bambina dislessica e noi non abbiamo saputo meritarla.
Questo fatto mi ha lasciato ancor più amareggiato in quanto la nostra è una scuola che fa dell’accoglienza il suo obiettivo primario, il suo impegno quotidiano: potrei portare numerosi esempi che parlano di percorsi di integrazione condivisi dai nostri consigli di classe o dai moduli fin nei minimi particolari, di docenti curricolari che cercano insieme ai docenti di sostegno le migliori strategie di inserimento, di insegnanti di sostegno che riservano un occhio particolare anche ai ragazzi i cui disturbi non sono certificati.
“L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si pèrdono loro, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati, diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile. E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo?”
Il 5 agosto 2009 sono state emanate le “Linee guida sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità” e lì leggiamo che: “la presenza di alunni disabili non è un incidente di percorso, un’emergenza da presidiare, ma un evento che richiede una riorganizzazione del sistema e che rappresenta un’occasione di crescita per tutti”.


Mi riesce difficile parlare dei ragazzi disabili, forse perché sono più abituato a vivere con loro che a parlare di loro. La vita mi ha fatto il dono, che per la verità non sempre ho compreso e apprezzato, soprattutto quando ero piccolo, di avere accanto una persona speciale e di averla ancora. Una persona dal volto di luna, dal pensiero senza ipocrisie, dal sorriso che incanta. Una persona che ha fatto crescere me e tutti coloro che l’hanno incontrata.
“Grazie a loro, le nostre menti non stavano immerse nella palude delle certezze, tra mura spesse di buon senso. Quei nostri compagni, ci costringevano a chiederci continuamente perché, a farci delle domande, a usare la memoria, ad affinare la percezione. E così abbiamo scoperto che non tutte le nostre menti funzionano allo stesso modo”.
Accogliere in classe un alunno con disabilità vuol dire scommettere sulla solidarietà e sul dono, vuol dire imboccare sentieri sconosciuti verso mete fuori del comune, vuol dire cercare strade sempre diverse per piedi diversi e tutti speciali, vuol dire accettare di camminare a passo più lento ma forse più consapevole, vuol dire adottare occhi nuovi per nuovi orizzonti, vuol dire gioire nello scoprire insieme nuovi panorami di conoscenza.
“Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare”.
Nelle Linee guida si invitano i docenti ad accettare le diversità presentate dagli alunni con disabilità e valorizzarle come arricchimento per l’intera classe. Provate a descrivere un tramonto a un bambino cieco, oppure la musica a un bambino sordo: vi scoprirete a inventare suoni, parole e immagini che non avreste mai pensato di conoscere e di adoperare.
Invitate anche i compagni a farlo: “E’ grazie a Giorgio che ho imparato a collegare e integrare le materie, a non isolare gli oggetti dal loro ambiente, a riconoscere che esiste una solidarietà tra le discipline”.
L’insegnante di sostegno è sicuramente una preziosa risorsa, ma dobbiamo essere consapevoli che l’alunno con disabilità appartiene, come tutti gli altri, alla classe e a tutti i suoi insegnanti. Le Linee guida auspicano che siano tutti i docenti della classe ad adoperarsi per coordinare le attività didattiche, per preparare i materiali e tutto quanto può consentire all’alunno con disabilità, sulla base dei suoi bisogni e delle sue necessità, la piena partecipazione allo svolgimento della vita scolastica nella sua classe e non fuori della classe.
Nelle Linee guida del 5 agosto ancora leggiamo: "Si è integrati/inclusi in un contesto quando si effettuano esperienze e si attivano apprendimenti insieme agli altri, quando si condividono obiettivi e strategie di lavoro e non quando si vive, si lavora, si siede gli uni accanto agli altri. E tale integrazione, nella misura in cui sia sostanziale e non formale, non può essere lasciata al caso o all’iniziativa degli insegnanti per le attività di sostegno, che operano come organi separati dal contesto complessivo della classe e della comunità educante. Per non disattendere mai gli obiettivi dell’apprendimento e della condivisione, è indispensabile che la programmazione delle attività sia realizzata da tutti i docenti curricolari, i quali, insieme all’insegnante per le attività di sostegno definiscono gli obiettivi di apprendimento per gli alunni con disabilità in correlazione con quelli previsti per l’intera classe. Date le finalità della programmazione comune fra docenti curricolari e per le attività di sostegno per la definizione del Piano educativo dell’alunno con disabilità, finalità che vedono nella programmazione comune una garanzia di tutela del diritto allo studio, è opportuno ricordare che la cooperazione e la corresponsabilità del team docenti sono essenziali per le finalità previste dalla legge”.
“E quando non c’è l’insegnante di sostegno?”
“Nelle ore in cui non è presente il docente per le attività di sostegno esiste il concreto rischio che per l’alunno con disabilità non vi sia la necessaria tutela in ordine al diritto allo studio. La logica deve invece essere sistemica, ovvero quella secondo cui il docente in questione è ‘assegnato alla classe per le attività di sostegno’, nel senso che, oltre a intervenire sulla base di una preparazione specifica nelle ore in classe, collabora con l’insegnante curricolare e con il Consiglio di classe affinché l’iter formativo dell’alunno possa continuare anche in sua assenza. Questa logica deve informare il lavoro dei gruppi previsti dalle norme e la programmazione integrata”.
“E se mi prendo indietro con il programma?”
“Nessuno nega la necessità dell’efficienza, ma non si può puntare solo all’efficienza, occorre perseguire anche l’efficacia. Efficienza è fare le cose bene, efficacia vuol dire fare le cose giuste”.
Lo so benissimo che non è facile e, senza compresenze, lo sarà ancora meno. Ma “nessuno vi chiede miracoli. Vi si chiede quello che vi è sempre stato chiesto: di non far parti uguali tra disuguali. Vi si chiede di valorizzare le diversità. E questo non significa cambiare il mondo, ma solo accettare con serenità ciò che non può essere cambiato, avere il coraggio di cambiare ciò che dovrebbe essere cambiato, sforzarvi di essere abbastanza saggi per distinguere una cosa dall’altra”.
Buon cammino a tutti noi, insieme.


FRANCESCO CALLEGARI
DIRIGENTE SCOLASTICO


Citazioni da:
SCUOLA DI BARBIANA, Lettera a una professoressa, Firenze 1967.
Linee guida sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, MIUR, 5 agosto 2009.
VITO PIAZZA, Lettera a una professoressa 2, Erickson, Trento 2005.
GIUSEPPE PONTIGGIO, Nati due volte, Mondadori, Milano 2000.
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