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domenica 20 dicembre 2009

16. IL TESORO SEPOLTO - Francesco Callegari


Colgo l’occasione del Natale per proporvi poche riflessioni e una storiella. Parto da quest’ultima. Come al solito, anche di questa lettera prendete pure ciò che vi serve, e lasciate il resto.


IL TESORO SEPOLTO – di Martin Buber



C’era una volta, nella città di Cracovia, un vecchietto pio e altruista che si chiamava Eisik. Per diverse notti di seguito, Eisik sognò di andare a Praga e di arrivare fino a un ponte sopra un fiume.
Sognò che sulla riva del fiume, sotto al ponte, c’era un albero frondoso. Sognò di scavare una buca accanto all’albero e di trovare un tesoro che gli avrebbe portato benessere e tranquillità per tutta la vita. All’inizio Eisik non vi diede importanza. Ma quando il sogno continuò a ripetersi per settimane e settimane lo interpretò come un messaggio e decise che non poteva non ascoltare quella informazione che gli giungeva da Dio, o da chissà dove, mentre dormiva. E così, seguendo l’intuizione, caricò il mulo per fare il lungo viaggio e partì alla volta di Praga. Dopo sei giorni di viaggio, il vecchietto giunse a Praga e si mise a cercare il ponte sul fiume nella periferia della città. Non c’erano tanti fiumi e tanti ponti, per cui trovò rapidamente il luogo che cercava. Era tutto come nel sogno: il fiume, il ponte, e su una sponda l’albero sotto cui doveva scavare. C’era soltanto un particolare che non aveva visto nel sogno: il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle imperiali ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato.
Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Il vecchio non aveva motivo di mentire e gli raccontò che veniva da una città lontanissima perché aveva sognato che a Praga, sotto un ponte identico a quello, c’era un tesoro sepolto.
Il capitano scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Pensa che da tre anni, ogni notte io sogno che a Cracovia, sotto la stufa di un vecchio pazzo di nome Eisik, c’è nascosto un tesoro. Ah, ah, ah! E secondo te io sarei così matto da andare a Cracovia per cercare ‘sto Eisik e scavare nella sua cucina? Ah, ah, ah!”
Eisik ringraziò gentilmente la guardia e ritornò a casa. Quando fu giunto, si mise a scavare il pavimento sotto la stufa e trovò il tesoro che era sempre stato lì, sotterrato.


Questa è una storia molto antica, presente in numerose letterature popolari, e vuole significare una grande verità: c'è un tesoro che si può trovare in un unico luogo al mondo ed è il luogo in cui ci si trova. Solo lì, nella situazione che stiamo vivendo, risiede il nostro compito essenziale, lì si trova il compimento dell'esistenza messo alla nostra portata.
Oltre al tesoro personale, esiste un tesoro comune che è sepolto sotto la nostra scuola e che sta a noi, qui e ora, portare alla superficie. Non è facile trovarlo: prima di tutto bisogna crederci, poi dobbiamo unirci per decidere di rompere la superficie dura, la crosta che lo nasconde, quindi è necessario chinarci e scavare sporcandoci le mani, magari anche rompendoci le unghie. E’ un lavoro lungo e faticoso, da fare insieme, perché solo insieme riusciremo a raggiungere le profondità (o le altezze?) che velano un tale tesoro.
E questo tesoro è rappresentato prima di tutto dall’identità della nostra scuola, ma anche dal diritto di chi vi lavora di passarci il tempo serenamente e nel migliore dei modi. Questa consapevolezza si sta allargando a macchia d’olio: per molti, questa scuola sta diventando la propria scuola, una scuola diversa da tutte le altre, una scuola con questi determinati colleghi e
non altri, con questo dirigente e non un altro. Non sono gli alunni a fare una scuola: quelli, più o meno bravi, più o meno educati, li possiamo trovare dappertutto. Ciò che rende unica una scuola sono tutte le persone che vi lavorano, con la loro dignità e i loro sogni, la loro competenza e la loro serietà.
Il sogno di una scuola diversa è ora leggibile negli occhi di molti che non accettano più di essere semplici “dipendenti” ma vogliono diventare protagonisti di questa avventura. Un’avventura che, in questa scuola, non può essere vissuta “in solitaria”, ma che deve essere condivisa e vissuta assieme. Sono contento nel vedere che, un po’ alla volta, il clima sta cambiando: alle lamentele si sono sostituiti i suggerimenti, alle rimostranze sono subentrate le proposte, all’attesa è sopravvenuta l’azione. E tutti stiamo vivendo più serenamente. Naturalmente, c’è voluto del tempo e tanta buona volontà da parte di ciascuno. Ma tutti stiamo lavorando per il meglio.
Perché qui vogliamo stare bene: questo è il nostro tesoro!
In questo Natale, auguro a ciascuno di poter trovare il proprio tesoro, e tutti insieme di trovare il nostro.


FRANCESCO CALLEGARI
DIRIGENTE SCOLASTICO
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