Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

NEWS

Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

lunedì 26 aprile 2010

18. VEDERE LA CICOGNA - Francesco Callegari


“Nella scrittura cinese, la parola crisi è composta da due ideogrammi:
uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità”
John F. Kennedy



LA CICOGNA – Karen Blixen, La mia Africa
Un uomo viveva in una casupola tonda con una finestra tonda e un giardinetto a triangolo. Non lontano da quella casupola c'era uno stagno pieno di pesci.
Una notte l'uomo fu svegliato da un rumore tremendo e uscì di casa per vedere cosa fosse accaduto. E nel buio si diresse subito verso lo stagno. 
Prima l'uomo corse verso sud, ma inciampò in un gran pietrone nel mezzo della strada; poi, dopo pochi passi, cadde in un fosso; si levò; cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimise in piedi. 
Allora capì di essersi sbagliato e rifece di corsa la strada verso nord. Ma ecco che gli parve di nuovo di sentire il rumore a sud e si buttò a correre in quella direzione. Prima inciampò in un gran pietrone nel bel mezzo della strada, poi dopo pochi passi, cadde in un fosso, si levò, cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimise in piedi.
Il rumore, ora lo avvertiva distintamente, proveniva dall'argine dello stagno. Si precipitò e vide che avevano fatto un grande buco, da cui usciva tutta l'acqua insieme con i pesci. Si mise subito al lavoro per tappare la falla, e solo quando ebbe finito se ne tornò a letto. 
La mattina dopo, affacciandosi alla finestrella tonda, che vide? Con le sue orme aveva disegnato una cicogna! 
Che nottata di disdetta! E si sarà chiesto il perché di tante tribolazioni: non lo poteva sapere davvero che quel perché era una cicogna. 
Questo buco dove mi muovo appena, questa fossa buia in cui giaccio, è forse il tallone di un uccello? Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? 


Se, con sorpresa, l’uomo riconosce che in una sola notte le impronte dei suoi passi avevano disegnato sul terreno una cicogna, con ancora maggiore stupore si chiede quale dovrebbe essere allora il disegno complessivo della sua vita, quale il senso della sua esistenza, quale la sua identità.
L’identità é il risultato di una storia, è la narrazione di un cammino, è l’immagine di ciò che siamo. E questa immagine è riflessa negli occhi di chi ci guarda, perché, inconsapevolmente, la nostra storia ha creato un disegno e attraverso esso noi veniamo pensati e riconosciuti.
Anche per quanto riguarda la nostra scuola, il discorso è analogo: come una rete radiofonica, anche l’istituzione scolastica si presenta con una certa immagine, è percepita in un certo modo, è scelta – o non scelta - dai genitori per determinate ragioni. E queste ragioni hanno a che fare con qualcosa che è molto vicino all’idea che le famiglie hanno della nostra proposta formativa, della nostra organizzazione, del nostro modo di fare scuola, delle opportunità di apprendimento che offriamo ai loro figli, del modo che abbiamo di lavorare insieme, della nostra professionalità, della nostra competenza, del nostro entusiasmo e della nostra disponibilità. In una parola, dell’identità della nostra scuola. 
Ma, la nostra scuola ha una identità precisa e facilmente riconoscibile? Stiamo trasmettendo un’immagine chiara della scuola che vogliamo? Le famiglie vedono nel nostro percorso la stessa cicogna che vediamo noi? Oppure, ognuno vede una sagoma che potrebbe essere sì una cicogna, ma potrebbe anche essere un cammello? E, in questo caso, qual è la vera immagine?
Chiaramente non esiste una vera immagine, come non esiste la vera cicogna: esiste la cicogna come noi la vorremmo ed esiste la cicogna come viene percepita dall’esterno. Non ha senso affermare che l’immagine giusta è quella che vediamo noi. Non ha senso in quanto sappiamo benissimo che se il messaggio non raggiunge il destinatario, non è quest’ultimo che sbaglia a capire, ma è l’emittente che deve attrezzarsi per chiarire meglio il suo pensiero. Certamente, le linee del disegno possono essere poco chiare per motivi indipendenti dalla nostra volontà: a interferire nel corretto passaggio dell’informazione possono infatti intervenire dei disturbi (rumore) che rendono la comprensione incompleta o parzialmente erronea. Il rumore, nelle sue varie forme, è presente in ogni processo di trasmissione di informazioni. Quando il rumore minaccia il successo della comunicazione, dobbiamo intervenire per ridurre il rumore oppure per rinforzare il segnale[1].
Francesco  Callegari
Dirigente  Scolastico


[1] Cfr. Stefano Ballerio, Manuale di scrittura. Metodi e strumenti per una comunicazione efficace ed efficiente, Franco Angeli, Milano 2009. Una sintesi del libro è scaricabile da questo blog.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...