Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

domenica 27 febbraio 2011

21. I 10 SECONDI DI RUSSEL BARKLEY - Francesco Callegari

Russel Barkley è un neuropsichiatra americano di fama internazionale che si occupa dello studio del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, altrimenti conosciuto come ADHD. Nel corso di un convegno sul tema, tenutosi a Vicenza il 25 e il 26 febbraio, Barkley ha presentato tre relazioni molto dettagliate, dalle quali sono emersi spunti di riflessione estremamente interessanti. In particolare, Barkley si è soffermato su alcune recenti evidenze scientifiche, le quali mettono in luce una correlazione significativa tra ADHD e deficit nel funzionamento esecutivo e nell’autoregolazione emotiva. Sono stati forniti numerosi spunti operativi su come affrontare a scuola queste problematiche, ma ora vorrei soffermarmi su alcune considerazioni utili anche alla normale gestione delle relazioni quotidiane di noi adulti con i bambini/ragazzi, soprattutto per quanto riguarda il sistema premi-punizioni.
Sono rimasto molto colpito quando il prof. Barkley ci ha spiegato che il tempo che deve intercorrere tra una mancanza e il rimprovero, affinché questo sia realmente efficace dal punto di vista comportamentale, deve essere al massimo di … 10 secondi!
In effetti, i bambini della mia generazione imparavano in breve tempo e a loro spese che, ogniqualvolta combinavano qualcosa che non trovava la piena approvazione della madre, la fatale conseguenza sarebbe stata uno scapaccione diretto e immediato: il segnale “fisico” di disapprovazione rientrava all’interno del programma educativo genitoriale. Il carattere coerente e costante di una tale punizione era quello dell’immediatezza. Poi, in un secondo momento, se ne sarebbe parlato e, dopo la dettagliata accusa e la necessaria difesa, ci veniva comminata la giusta sanzione (a letto prima di Carosello!).
Al di là della modalità brusca legata al contesto storico, i due momenti distinti, del rimprovero e del “castigo”, erano per noi molto chiari: la punizione legata al rimprovero calava immediata come un fulmine a ciel sereno a sottolineare la disapprovazione per la scorrettezza della nostra azione, mentre il castigo era qualcosa che veniva in un secondo momento, a bocce ferme.
La domanda sorge allora spontanea: quali potranno essere, nelle nostre scuole, le punizioni veramente efficaci se le sanzioni che comminiamo raggiungono il ragazzo solamente dopo giorni e anche settimane o mesi dal momento in cui è avvenuto il fatto? Naturalmente non sto parlando di punizioni corporali, ci mancherebbe, ma ciò non toglie che dobbiamo interrogarci sulle modalità più efficaci per aiutare i ragazzi a riconoscere e modificare i comportamenti non accettabili. La nostra azione deve infatti rivestire prima di tutto caratteri educativi. Anche le stesse note sul libretto o sul registro non esprimono una punizione in sé, ma piuttosto la memoria di un fatto nell’attesa di una sanzione che verrà. E la sanzione verrà, dopo aver convocato il consiglio di classe, ben oltre i 10 secondi.
La sfida diventa allora quella di riuscire a contemperare efficacemente il fine educativo del rimprovero con il fine riparatorio ed esemplare della sanzione in seguito a un comportamento antisociale.
Ribadendo che l’immediatezza del giudizio è la chiave per ottenere la disciplina, Il prof. Barkley ci offre alcuni suggerimenti al riguardo: per esempio, i richiami diretti e privati, oppure il far eseguire un compito in un banco in fondo all’aula dove l’alunno racconta quello che ha fatto di sbagliato e si dà una valutazione, oppure scrive una serie di motivazioni in base alle quali non deve mettere in atto quel determinato comportamento. Nei casi più gravi, l’alunno viene sospeso seduta stante dalle attività della classe e condotto in un luogo di “raffreddamento”, da definire preventivamente.
Ma, ha aggiunto il prof. Barkley, tutto questo deve avvenire all’interno di un sistema di insegnamento basato su incentivi, dove il rapporto tra premi assegnati e punizioni inflitte sia almeno di 2:1. Barkley suggerisce di aumentare le lodi in caso di comportamenti corretti, mostrare apprezzamento nei momenti di buon lavoro della classe o nei confronti di chi si comporta bene; adottare un sistema di gettoni o di punti da incrementare in caso di performances positive o da decrementare in caso di negative; introdurre lavori di gruppo con le relative premiazioni; organizzare le attività della classe in modo da consentire un frequente accumulo di premi; usare una tabella di rilevazione quotidiana dove registrare i punteggi per esempio sulla partecipazione in classe, l’esecuzione dei compiti in classe, il rispetto delle regole della classe, l’accordo e la collaborazione con i compagni, l’esecuzione dei compiti a casa.
Sono indicazioni di cui far tesoro, sicuramente da adattare alle singole realtà anche rispetto all’età dei ragazzi e al tipo di responsabilità loro richiesta, ma preziose in quanto ci aiutano a tener conto e ad approfondire alcuni meccanismi di risposta che non sempre ci sono noti. Una riflessione al riguardo sarà indispensabile anche a livello di Consiglio di Istituto nel momento della elaborazione del nuovo Regolamento di Disciplina.
Francesco Callegari
Dirigente Scolastico
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