Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

mercoledì 23 settembre 2015

42. IL TASTO PLAY – Francesco Callegari


Nonna Maria ha 87 anni e vive sola, passando ore al lavoro di maglia o guardando la tv. Da qualche tempo però si è stancata dei programmi che vengono trasmessi: le sembrano “insulsi”. Le ho procurato allora un lettore DVD: dopo il primo film, si è appassionata talmente da chiedermene subito altri. Le ho portato “Il Concerto” di Radu Mihaileanu. Il giorno dopo, l’ho vista alquanto perplessa: “Bella la musica, ma poco movimento in quel film!”. Non capivo: “Il Concerto” non è di sicuro un film d’azione, ma i protagonisti viaggiano per l’Europa in lungo e in largo, e la nonna non è certo un tipo da Matrix. La cosa non quadrava e le ho chiesto spiegazioni. “Sono stata per un’ora a guardare l’orchestra che suonava, ma erano tutti sempre fermi e così alla fine mi sono stancata e sono andata a letto”. Nonna Maria è stata per un’ora a guardare il menu iniziale, senza mai pigiare il tasto Play che avrebbe dato inizio al film. Le ho spiegato come usare il telecomando e ora la nonnetta si gode i film dall’inizio alla fine e non rimane più imbambolata di fronte ai titoli di testa.        
Ho pensato a quante volte, noi incontriamo le persone e parliamo con loro senza mai pigiare il tasto Play; senza vedere quella scintilla che lampeggia negli occhi e ci invita a entrare; senza pronunciare quell’apriti sesamo che d’incanto spalancherebbe il cuore di chi abbiamo di fronte. Troppo spesso rimaniamo in superficie, forse per la paura di venire coinvolti nel film che l’altro sta vivendo, oppure perché troppo occupati a vivere il nostro. Accettare di entrare nel film di un’altra persona significa affacciarsi su un orizzonte sconosciuto e denso di novità. Se volessimo tradurre in italiano l’immagine del tasto Play, dovremmo usare la parola empatia.
In qualche zona dell’America Latina, al posto dell’anonimo e scontato “Come stai?”, potreste sentirvi chiedere: “Come sta oggi il tuo cuore?”. Una domanda del genere mi fa capire che l’altro c’è, che è qui per me ed è pronto a entrare nel mio film.
Talvolta è un dono, più spesso l’empatia è frutto di volontà e di esercizio. Entrare nel film di chi abbiamo di fronte è difficile e faticoso. La maggior parte delle volte si è disturbati già a partire dai titoli di testa: i modi di porsi e le espressioni dell’altro ci irritano e la relazione viene ostacolata.
E così si rimane sulla soglia, senza accettare l’invito a entrare. Si giudica la casa, senza avervi nemmeno messo piede. Si tengono strette le braccia e rattrappite le dita, quando l’altro avrebbe bisogno di una stretta sincera e onesta. Se in quei momenti avessimo la forza e la lucidità di pigiare il tasto Play, capiremmo che forse l’arroganza e le pretese nascondono un’accorata richiesta di riconoscimento, di ascolto e di aiuto.
   
Auguro a tutti voi, e a me stesso, la forza di arrivare a sfiorare il tasto Play, e di avere, con un sorriso, il coraggio di pigiarlo.
Francesco Callegari, 23 settembre 2015
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